Saturno Magazine Rivista di Arte – Costume – Società – a cura di: Preparato da: Angela Kosta – 10 ottobre 2024, PIETRO LA BARBERA –

https://www.saturnomagazine.com/dettagli-articolo.php?id=539
“LE COSE CHE SANNO DI BUONO” – RECENSIONE A CURA DI
DARIO BRUNETTI

Oggi portiamo ai lettori la recensione a cura di Dario Brunetti la prefazione di Maria Cristina Guidone, riguardo i due nuovi libri dello scrittore affermato Pietro La Barbera, pubblicista e speaker radiofonico, uomo da mille risorse, sempre pronto ad aiutare il prossimo e non solo nel campo di letteratura.

“LE COSE CHE SANNO DI BUONO” è il nuovo romanzo del poliedrico Pietro La Barbera, al quale non solo gli vengono riconosciute le doti di navigato speaker radiofonico ma anche di affermato scrittore. Si presenta questa volta con un testo per ragazzi e non solo, perché “Le cose che sanno di buono” è un romanzo adatto a tutte le età.
Un incontro tra Cecilia che Eric (protagonisti assoluti della storia e ben tratteggiati dall’autore) che porterà all’inizio di una vera e propria storia d’amore.
Eric è un ragazzo non vedente, si porta addosso le ruggini di un’incidente e di una storia d’amore finita male con Jolanda, una ragazza che l’ha abbandonato nel suo momento più critico e ha la necessità impellente di rinascere e di riscoprire la bellezza della vita. Inoltre ha una grande inclinazione, nonostante la sua cecità dipinge quel che immagina. Ha uno stupendo cane guida di nome Frida, amica fedele che non lo lascia un solo istante.
Cecilia è una ragazza molto bella, si dimostra schiva, riservata e piena di sé, l’unica sua amica è Claudia, ma il suo modo di fare, consiste solo nel proteggere la sua parte insicura. Frequenta la scuola di danza della sua severa madre Milena, alla quale le ha impartito un’educazione molto rigida e come se non bastasse vuole che frequenti Andrea, un ragazzo benestante che cerca di corteggiare proprio Cecilia che non sembra corrisponderlo. Alla ragazza le manca il padre, figura per il quale nutre un senso di frustrazione per averla abbandonata quando era ancora bambina. In lei aleggia più di un vago ricordo e non si spiega ancora perché il papà sia sparito così all’improvviso.
Tanti intrecci e situazioni che arricchiscono una storia piena di spunti che solo con lo scorrere delle pagine sapremo se ci porterà a un lieto fine.
Pietro La Barbera ci offre un romanzo che sa toccare le corde del cuore, grazie alla sua narrazione fluida e particolarmente scorrevole e una prosa delicata ha saputo non solo raccontarci una storia di due ragazzi, ma il loro vissuto che in entrambi i casi è particolarmente difficile: nel caso di Eric, nel cercare di superare non solo gli ostacoli del cuore, ma ancor di più della vita che molto spesso lo relega ai margini di una società. Ancora oggi i ragazzi non vedenti non sono particolarmente inseriti e integrati con i loro coetanei, se poi pensiamo che viviamo in un mondo dove c’è ancora un retaggio di tipo culturale e allora possiamo comprendere quanto la strada può essere ancora lunga e c’è ancora molto da fare.
Il personaggio di Cecilia invece vive uno stato di oppressione, una madre rigida con la quale non riesce a instaurare un dialogo, un padre assente che rivive solo in quei ricordi sbiaditi, in Eric scoprirà l’amore puro e sincero, quel che sembra appartenere alle favole, ma in lui è riposta anche una speranza di voler rinascere e di vedere la vita attraverso una luce che splende.
Se il passato ha tormentato queste due povere creature, il futuro potrà sorridere loro?
Attraverso il dono della semplicità, La Barbera narra una storia in cui l’amore saprà andare oltre le barriere e se vuole sa affrontare ogni tipo di paura, ma sta a noi riuscirci per vedere finalmente sempre più gli spiragli di una vita migliore.
“Le cose che sanno di buono” non è solo una storia di formazione, ma è anche un romanzo capace di darci qualche piccola lezione di come si superano le avversità della vita.

“TUTTI I GRAZIE DELLA MIA VITA” – PREFAZIONE DI MARIA CRISTINA GUIDONE

Un giorno di Agosto, mentre il caldo impietoso ci limitava nei movimenti, ringraziavo telefonicamente Pietro per un post apparso su Facebook in cui aveva scritto parole di ammirazione e gratitudine per la sottoscritta. Notando che il giorno seguente aveva dedicato altri due post dello stesso tenore, gli lancio l’idea di scrivere tutti i grazie della sua vita e di raccoglierli in un piccolo volume. Due ore dopo Pietro mi richiamava per chiedermi l’indirizzo e-mail dove inviarmi la bozza. Ed eccomi qui a scrivere la prefazione a un libro che rappresenta la cristallina confessione di un uomo sincero, schietto e onesto. Grato a tutte le persone, famose oppure no, che hanno attraversato il suo cammino e che lo hanno in qualche modo “segnato” nel processo evolutivo: un occhio vigile che sa cogliere le sfumature più sottili della personalità di ciascuno, un orecchio attento ai messaggi impliciti ed espliciti inviati da ognuno.
Ebbene, se a qualche distratto potrebbe sembrare un libretto semplice o superficiale, a ben leggere è un esercizio profondo di riconnessione con se stessi e con l’Universo. Grazie è la parola meno usata e forse oggi più necessaria che mai, poichè non vi è alcuna ragione per avere ciò che abbiamo nelle nostre vite: ogni singolo giorno, dall’alba al tramonto e oltre, ci vengono elargiti doni – perfino quelli dolorosi lo sono! – non dovuti, non scontati, non eterni. Riconoscere non soltanto la caducità della vita ma la sua inestimabile bellezza in ogni singolo istante è un esercizio di profonda introspezione personale e raffinata consapevolezza.
Pietro è un uomo dalle mille qualità ed è per me, e non solo, un privilegio averlo incontrato lungo il mio cammino di vita. È un Amico che sa gioire dei traguardi altrui e tendere la mano nei momenti difficili.
Tra le tante motivazioni per ringraziare Pietro scelgo la sua voglia di vivere che si declina in decine e decine di attività che porta avanti giorno, e notte, ciascuna delle quali finalizzate sempre ad aiutare qualcuno. Già, dimenticavo, Pietro, l’instancabile, è un “generoso compulsivo” che vive davvero ogni singolo giorno come se fosse l’ultimo della sua vita. Per queste ragioni, e per altre ancora, dico a te, caro Pietro, il mio grazie per il tuo esempio e per la bella persona che sei.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *