Intervista a Michel Petrucciani – Agosto 1998 – Monteroduni
Affetto da osteogenesi imperfecta, una grave malattia che impedisce la fissazione del calcio nelle ossa, era alto meno di un metro e in quella intervista aveva detto: “Nelle mie condizioni fisiche può accadermi qualcosa di brutto in ogni momento, e allora cerco di accelerare i tempi. E’ una tendenza che nasce dall’essere terribilmente affamato di sapere, di vivere, di fare esperienze e dipende, in parte, dal fatto che nel mio stato fisico è possibile morire da un momento all’altro. A me piace tutto della vita, mi piace bere, mangiare, fare l’amore, conoscere gente, scherzare, fare casino; vivo intensamente soddisfacendo così la mia sete di vivere”
Prima di esibirsi ama dire che la cosa che gli piace più di tutte è suonare in trio: lui, il suo pianoforte e il pubblico. Dice anche, con il gusto un po’ infantile di scandalizzare, Per me suonare il piano è come fare l’ amore, come un orgasmo. È meraviglioso e non è pornografico farlo davanti al pubblico. Anzi, è legale
Arriva in scena camminando appoggiato a due stampelle e noi in platea siamo tutti col fiato sospeso per la paura che, stavolta, non ce la potrà fare. Invece, prodigiosamente, quel piccolo corpo deforme riesce sempre a compiere il miracolo e le sue mani volano, letteralmente, da un capo all’altro della tastiera. Non riesco a non pensare alla fatica immane che tutto questo gli deve costare, anche perchè le sue ossa sono così fragili che si rompono continuamente e lo costringono a lunghi periodi di inattività. Per le innumerevoli fratture che gli sono capitate dice che da bambino era quasi sempre in ospedale durante le feste di Natale, ed è per questo che lo odia.
Racconta anche che durante un brutto momento di sconforto aveva pensato al suicidio e, confidando nelle sue ossa di vetro, si era buttato a capofitto giù da una scala. Ma non si era fatto neppure un graffio e aveva concluso che, se non gli era successo nulla, una ragione doveva pur esserci, e al suicidio non aveva più pensato.
Non immaginavamo che se ne sarebbe andato soltanto pochi mesi dopo e non avremmo potuto ascoltarlo mai più.
Aveva solo trentasei anni e qualche giorno, due anni più di Mozart.
Adesso riposa (si dice così, ma chi lo sa se poi è proprio vero) al Père Lachaise insieme a Isabelle, la sua ultima compagna.
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